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Coordinatore editoriale: SERGIO
INVERNIZZI
Pubblicazione realizzata con
il contributo
del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Sommario
Ricordo di Giovanni Torelli , GIOVANNI PRODI
Conferenze
- Da Cartesio ai programmi per i robot
industriali: viaggio
culturale nel mondo della geometria alle soglie
del terzo millennio,
FERDINANDO ARZARELLO
- Matematica ed osservazione della natura alle
origini della scienza moderna, UMBERTO BARTOCCI
- Breve storia ragionata della probabilità,
MAURO CERASOLI
- Divisibilità: un concetto importante e
pervasivo, MARIO FERRARI
- La geometria sferica nella tradizione
classica, PAOLO FREGUGLIA
- La costruzione epistemologica della fisica e
il linguaggio matematico, MARCELLO GIORGI
- Per una storia degli insegnamenti matematici
in Italia, LUIGI PEPE
- Il ruolo della metafora nella modellizzazione
scientifica, FRANCESCO DE STEFANO
Posters
- Un problema di rinnovo risolto con il metodo
delle potenze di matrici, con l'aiuto di DERIVE,
ALDO BOITI
- Sulla definizione di limite, PRIMO BRANDI E
ANNA SALVADORI
- Il problema rifiuti, GIULIANA CANDUSSIO
- Clima e piogge acide, GIULIANA CANDUSSIO
- Paradossi newtoniani, SERGIO INVERNIZZI
- Software didattico per l'insegnamento della
matematica, GIUSEPPINA LOTITO
- CABRI nella Scuola Media inferiore,
MARINA ROCCO
- Congetturando con CABRI, ELIO
ZENNARO
- Un approccio euristico alla geometria, LUCIANA
ZUCCHERI
Prefazione
Questo volume raccoglie i lavori presentati alle
``Giornate di Didattica, Storia ed
Epistemologia della matematica'',
convegno svoltosi a Trieste nei giorni 29 e 30
agosto 1995 per
ricordare la figura e l'opera del Prof. Giovanni
Torelli, scomparso nel
1988. Il comitato organizzatore desidera
ringraziare le istituzioni che
hanno reso possibile la realizzazione della
manifestazione: il
Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Università
degli Studi di
Trieste per i finanziamenti concessi; la Azienda
di Promozione
Turistica di Trieste per la assistenza prestata;
il Dipartimento di
Scienze matematiche, la Facoltà di Economia ed il
Centro Stampa
dell'Università di Trieste per il supporto
organizzativo e
tecnico fornito.
A latere del convegno è stata organizzata una Mostra
di antichi strumenti di calcolo di
proprietà del dott. Claudio Bonfanti, che
ringraziamo sentitamente per aver consentito la
loro esposizione.
Carla Fiori
Sergio Invernizzi
Luciano de Simon
Lucio Torelli
Luciana Zuccheri
Ricordo di Giovanni Torelli
Sono già passati quasi sette anni dalla
scomparsa di Giovanni Torelli, il 20 dicembre
1988, ma il suo ricordo
rimane sempre vivo in noi. L'ultima immagine che
molti di noi
conservano è quella del convegno di Aurisina
(27-29 ottobre
1988). Questo convegno era stato un po' il suo
capolavoro infatti era
un convegno ``senza frontiere'', secondo il suo
desiderio: erano stati
invitati insegnanti di matematica dalla Slovenia,
Croazia, Ungheria,
Cecoslovacchia.
L'apertura del convegno fu anche un'occasione
perché Giovanni lasciasse un testo scritto, cosa
più
unica che rara, perché Giovanni organizzava i
convegni con tutto
il possibile impegno, si faceva carico dei
problemi di tutti, ma non
voleva mai comparire personalmente.
Ma è bene procedere con ordine;
naturalmente parlerò dei miei personali ricordi,
con tutto il
rischio che una visione così soggettiva comporta,
ma questo
rischio sarà temperato dal fatto che altri
parleranno dopo di me
e potranno presentare la sua figura da altri punti
di vista.
Non riesco a localizzare con esattezza il mio
primo incontro con Giovanni, ma ricordo bene quale
fu la circostanza.
Mi ero già ben ambientato a Trieste e mi
interessava impiantare
un lavoro di ricerca stabile; il mio piano era
quello che è
ancora oggi: stabilire dei rapporti intensi fra la
Scuola Secondaria e
l'Università, curando sia gli aspetti didattici
che quelli
scientifici. Dirò, tra parentesi, che su questo
punto non solo
non si è fatto progresso, ma anzi, a seguito della
``contestazione'' si è proceduto in senso opposto:
con il
pretesto di abolire tutte le forme di
``precariato'', si è
creata una completa separazione fra la Scuola
Secondaria e
l'Università.
Il mio piano era concreto: assicuravo agli
insegnanti-ricercatori un compenso mensile (non
ricordo più su
quali fondi) di quarantamila lire, come indennizzo
per la perdita delle
lezioni private. Nella realizzazione, potevo
giovarmi del prezioso
consiglio degli amici Luciano Daboni e Dino Dal
Maso che conoscevano
bene i neo-laureati. L'unico pesce catturato dalla
nostra rete fu
Giovanni Torelli, che accettò volentieri di unirsi
al piccolo
gruppo dei ricercatori universitari. Giovanni era
nato nel 1929, aveva
conseguito la laurea in Scienze Matematiche nel
1954, superando con
tenacia serie difficoltà economiche, dovute alla
prematura morte
del padre. Si era sforzato di mantenere i contatti
con
l'Università; la prima occasione che gli si offrì
fu di
partecipare al Centro di Calcolo, appena
costituito presso
l'Università di Trieste (attorno ad un calcolatore
IBM, uno dei
primi installati in Italia). L'entusiasmo e la
competenza con cui, in
anni recenti, diresse l'aggiornamento degli
insegnanti nell'ambito del
Piano Nazionale per l'Informatica aveva certamente
radici
nell'attività di quegli anni lontani.
La seconda occasione fu appunto quella di entrare
nel seminario di analisi matematica, come ho
detto. Aveva molto
entusiasmo e molta voglia di fare, e una notevole
capacità di
collaborare, dato il suo animo aperto e il suo
carattere estroverso.
Ricorderò la sua collaborazione con Gabriele
Andreassi e quella
con Luciano de Simon, destinata a durare più a
lungo. Il tema
del seminario era quello delle equazioni di
evoluzione, per cui da un
lato c'era la disponibilità delle tecniche allora
nuove
dell'analisi funzionale e della teoria delle
distribuzioni, dall'altro
quella dei metodi dell'analisi non lineare. I temi
affrontati furono
questioni di regolarità per equazioni iperboliche
di evoluzione
(questa tematica si inseriva su un esposizione di
Lions, e fornì
a questa un importante complemento) poi esistenza
di soluzioni
periodiche per un'equazione non lineare del tipo
delle onde e, infine,
equazioni di tipo iperbolico con discontinuità.
Piuttosto che
entrare negli aspetti tecnici di questo gruppo di
lavori, che
indubbiamente riguardava problemi allora di
notevole attualità,
ritengo interessante presentare il tipo di
approccio con cui Giovanni
li affrontava: si lanciava sui problemi con una
buona dose di senso
sperimentale e di coraggio; replicava i tentativi
con fantasia e
impeto, finché un tentativo riusciva. Chi dirigeva
le sue
ricerche aveva un compito inconsueto e certamente
gradevole:
anziché suggerire le idee e farle realizzare (come
si fa di
solito con un ricercatore alle prime armi) doveva
esercitare una specie
di censura su quel fiume di proposte che Giovanni
formulava.
Nel 1963 ci fu il mio trasferimento a Pisa. Negli
anni che seguirono i sacrifici che egli dovette
fare per proseguire
nella ricerca furono molto pesanti. Giovanni (a
volte in compagnia di
Luciano de Simon) per venire a Pisa passava la
notte (ma talora anche
due notti consecutive!) in treno. Ricordo che, in
molti casi,
raggiungeva Trieste all'alba per andare a fare
lezione al suo liceo
scientifico (l'``Oberdan''). In quegli anni,
dapprima per iniziativa
del CONARM (Collegio Nazionale dei Ricercatori di
Matematica) e poi
sotto l'egida del CNR erano sorti i Gruppi (detti
successivamente
Nuclei) di Ricerca. Ricordo che proprio durante
uno dei suoi viaggi a
Pisa a Giovanni venne l'idea di proporre qualcosa
di simile per la
didattica. Facemmo assieme la proposta al comitato
per la Matematica
del CNR, che l'accolse molto favorevolmente;
sorsero così i
``Nuclei di ricerca didattica'', che sono tuttora
attivi e che hanno
portato molti frutti sia all'innovazione didattica
nelle nostre scuole,
sia alla ricerca didattica intesa come psicologia
dell'apprendimento
della matematica.
Intanto (chiedo ancora scusa se il ricordo
Giovanni mi coinvolge personalmente: ma è
inevitabile che sia
così) anche io venivo preso dai problemi concreti
dell'insegnamento della matematica, la cui
importanza sociale e
culturale mi appariva sempre più chiaramente.
Potrei dire che,
come io avevo attirato Giovanni sui problemi
dell'analisi matematica,
così lui esercitava un'indubbia influenza su di me
attraendomi
verso i problemi dell'insegnamento
preuniversitario, e, nello stesso
tempo, esercitando un prezioso ruolo di
valutazione critica;
così la nostra collaborazione, che andava
estinguendosi sul
terreno della ricerca matematica, si accrebe sul
terreno della
didattica. Fra i nuclei di ricerca di Pavia ,
Pisa, Trieste, impegnati
in un ``progetto'' comune, vi fu un'intensa
collaborazione, che
lasciò una viva traccia di amicizia; gli
insegnanti di questi
tre nuclei ricordano ancora le vivacissime
riunioni plenarie. Il Nucleo
di Trieste fu molto attivo e fu sostenuto con
entusiasmo da docenti del
Dipartimento di Matematica, fra cui è doveroso
citare la
Dott.ssa Luciana Zuccheri. Io ho un vivo ricordo
di un convegno
organizzato da Giovanni a Grado e riuscito
particolarmente bene, in cui
il compito di sottoporre a critica le nostre
proposte didattiche fu
affidato ad una tavola rotonda di allievi delle
scuole secondarie di
Trieste e del Friuli, che si espressero con molta
sincerità.
Ho parlato prima della breve relazione
introduttiva di Giovanni al convegno di Aurisina.
Ne leggo un brano che
esprime tutta la saggezza e la concretezza di
Giovanni come insegnante:
``Ci chiediamo: che cosa sembra chiedere
l'allievo dalla scuola? Sintetizzerei il tutto in
due punti molto
semplici all'apparenza:
- essere ascoltato e compreso nella sua
realtà, nella realtà in cui vive e opera, che è
la
realtà della società del benessere, in cui si
cerca di
evitare ogni difficoltà.
- essere guidato con mano ferma a sviluppare,
pur nel pieno rispetto della sua libertà,
capacità
potenzialmente in lui esistenti, per raggiungere
chiari obiettivi da
determinarsi.
Evidentemente tali obiettivi non consisteranno
solo in una elencazione di argomenti che deve
conoscere (anche se
ciò è importante), ma soprattutto nella capacità
di essere un individuo più completo, autonomo,
che sappia
integrarsi nella realta circostante.''
Con il 1980 Giovanni ottenne il posto di
professore associato di Matematiche Complementari
presso
l'Università di Trieste. La nuova posizione gli
consentiva di
approfondire la sua cultura matematica e, nello
stesso tempo, di
mettere a profitto dei suoi allievi la grande
esperienza che aveva
conseguito ``sul campo''. In questo periodo egli
fece parte del
direttivo dell'IRRSAE del Friuli-Venezia Giulia e
si dedicò con
grande impegno alla formazione degli insegnanti di
matematica, dando
prova anche di notevoli capacità organizzative. Mi
è
rimasto vivo il ricordo di un convegno a Grado
nella primavera del 1987
in cui quasi trecento insegnanti di ogni livello
scolastico erano stati
riuniti per un'introduzione all'informatica; dopo
le riunioni plenarie,
ciascuno di loro se ne andava in buon ordine al
proprio gruppo per il
lavoro pratico.
Giovanni era sempre disponibile con simpatia ed
apertura verso tutti coloro che avevano bisogno di
lui. Ma non si
trattava di un atteggiamento di facciata o di
semplice bonomia; si
intuiva che tutto questo derivava da una sorgente
spirituale intima, da
cui scaturiva anche la sua sofferta serenità dopo
che il dolore
lo aveva così fortemente segnato con la morte
della sua Maria
Clotilde e con le ansie per la sua stessa
malattia. Il nostro pensiero,
pur nell'affetto dell'amicizia, non può che
arrestarsi di fronte
alla profondità della sua persona. Ma il suo
ricordo è
per noi motivo di speranza e di stimolo a
continuare nella sua opera.
GIOVANNI PRODI
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